Come mai è così difficile ottenere il colore giusto? Qual è l’arcano motivo per cui il colore non è mai fedele? Perché a monitor lo vedo bene e sulla carta il colore è diverso?
Queste e altre domande del genere, continuano ad arrivare nei corsi o nei canali social in cerca di risposte, quando le aspettative non sono soddisfatte.
Partiamo da un po’ di teoria. La gestione del colore è un po’ complicata, perché dobbiamo far convivere in un flusso coerente, fotocamere, monitor, stampanti e supporti. Monitor e stampanti lavorano in modo diverso, le stampanti ragionano in CMYK e i monitor ragionano in RGB e bisogna trovare il modo di fargli parlare la stessa lingua.
Vediamoli in dettaglio.
Metodo CMYK
Con l’acronimo CMYK [Cyan Magenta Yellow Key Color (Black)] o anche “QUADRICROMIA” si fa riferimento al modello colore riferito alla sintesi sottrattiva (CMY) più il colore nero (K).
Viene indicata come sintesi sottrattiva in quanto determinate sostanze riflettono solo una parte dello spettro luminoso generando così “il colore” che vediamo, l’altra parte viene sottratta allo spettro luminoso; queste sostanze diverranno poi gli inchiostri. La quadricromia è classica della stampa offset o digitale. Con l’ausilio di particolari software di elaborazione come i RIP (Raster Image Processor), l’immagine o il progetto grafico che vogliamo stampare viene “scomposto” nei quattro colori citati prima e viene inviato alla stampa (per la stampa offset vengono realizzate le lastre di stampa, per la stampa digitale il software invia alla stampante digitale il lavoro scomposto). La sovrapposizione di questi 4 colori stampati ci restituirà l’equivalente del progetto grafico realizzato sul nostro sistema digitale visivo.
Metodo RGB
Con l’acronimo RGB parliamo di metodo colore additivo (Red; Green; Blu). Questo metodo colore, date le sue caratteristiche, viene usato dai dispositivi elettronici, quali monitor, smartphone; tv per mostrare i pixel delle immagini. Il mix di questi colori con diverse luminosità ci restituirà i colori che vogliamo, con un gamut* più ampio rispetto al metodo CMYK; alla massima luminosità (additivo) ci da il colore bianco, la totale assenza di luce ci restituisce ovviamente il nero. Come abbiamo detto questo metodo colore è tipico dei dispositivi elettronici e, considerando che ogni dispositivo ha caratteristiche proprie, la visualizzazione della stessa immagine su dispositivi diversi restituirà una resa cromatica differente. Quindi se dobbiamo preparare delle immagini che avranno come destinazione la visualizzazione su siti internet, per esempio, lavoreremo con il metodo colore RGB (mentre quando abbiamo parlato di stampa abbiamo richiamato il metodo colore CMYK).
Come se non bastasse, oltre questi due modelli, si affiancano le tinte pantone. Queste vengono usate da grafici e designer molto spesso in fase di progettazione, perché è uno standard di riferimento internazionale, ma che complica ulteriormente le cose.
* GAMUT:
Il gamut di un dispositivo o di una stampante è l’insieme dei colori che il dispositivo o la periferica è in grado di produrre o riprodurre, ed è un sottoinsieme dei colori visibili all’occhio umano
Cosa sono i Pantone?
I colori pantone sono in gergo tecnico delle “tinte piatte”.
Lo so che stai per dire: “Aaaah e certo adesso è tutto più chiaro… ah bello non fare scherzi, ma di che stai parlando?”
Dammi un attimo e mi spiego meglio.
Il sistema Pantone è un catalogo di colori elaborato a partire dagli anni 50 dall’azienda specializzata nella creazione di tinte, ovvero colori in barattolo sostanzialmente. Il fatto che questi colori fossero estremamente precisi e davano la possibilità di ottenere gli stessi colori in tutto il mondo, ovviamente usando i loro barattoli di colore, ha fatto si che questo catalogo cromatico divenisse uno standard.
I colori pantone sono diventati degli standard della stampa tipografica, proprio per questa caratteristica di essere sempre uguali per qualsiasi uso.
Attenzione però i colori Pantone sono divisi in mazzette a seconda della destinazione d’uso. Quindi avrai un codice, ad esempio Pantone 185 C per la carta patinata (coated) e Pantone 185 U per la carta non patinata (uncoated). La tinta è la stessa ma il risultato è leggermente diverso, proprio perché il supporto, la carta in questo caso, è diverse e risponde in modo diverso alla stampa.
Fedeltà cosa significa
Innanzitutto chiariamo cosa significa fedeltà? In generale la fedeltà c’è o non c’è solo tra due soggetti, quindi se diciamo che il colore non è fedele, manca il secondo soggetto. Non è fedele a chi?
Relativamente al colore vale lo stesso, se non impostiamo una coppia di soggetti di cui parlare non possiamo andare avanti con il discorso. Soprattutto se pensiamo che il colore non esiste (ma questa è una storia complicata, magari ne riparliamo per approfondire), esiste uno stimolo che viene interpretato dal nostro cervello e identificato come colore.
Spesso però il discorso della fedeltà cromatica è fra una vista a monitor e una stampa. Adesso si inizia a ragionare, ovviamente non siamo ancora in fase di arrivo ma solo in fase di partenza, e dobbiamo approfondire.
Le domande
Domanda 1: stampiamo su carta? Diciamo che la risposta è Si, perché se mettessimo dentro altri supporti di diversa natura si complica ulteriormente il discorso;
Domanda 2: che tipo di carta stampiamo? Patinata? Non patinata? Con sbiancanti?
Domanda 3: con quale tecnologia stampiamo? Offset? Rotativa? Digitale? Indigo? Plotter? Stampante fotografica? Stampante casalinga?
Adesso ipotizzando di aver risposto a tutte queste domande, ancora non è possibile, SENZA FARE NULLA, che un colore sia esattamente lo stesso fra un monitor qualunque e una stampa. Per ottenere lo stesso colore, dovremmo avere lo stesso identico gamut per i due soggetti e questo è fisicamente impossibile, visto che parliamo di due realtà cromatiche diverse RGB e CMYK, sintesi additiva e sintesi sottrattiva.
E quindi? Come si fa? La risposta é…
Gestione colore
Ricapitolando quello che hai letto fino ad ora, se guardiamo una foto, o una grafica, su un monitor vediamo qualcosa e in stampa vediamo i colori della foto adattati alle possibilità della stampante su una certa carta.
La gestione colore permette di tradurre correttamente le informazioni da un monitor a una stampante se ci si attiene ad alcune regole.
Se ti occupi di grafica, di fotografia e vuoi anche stampare ti può interessare questo altro articolo.
Per avere una corretta gestione colore bisogna far si che tutte le periferiche parlino la stessa lingua, o se proprio parlano lingue diverse, che almeno sappiano se una parla inglese, francese o spagnolo, e per farlo esistono i profili colore.
I profili colore? Se pensavi che basta impostare la gestione colore forse ti può interessare questo altro articolo
Una volta profilato il monitor e la stampante (su una certa carta con certi inchiostri) sappiamo che le due periferiche possono parlarsi e capirsi al meglio… ora l’unica cosa che manca da realizzare, è un buon file che rispetti una gestione del colore sensata e non vanifichi tutto lo sbattimento fatto fin’ora.
Vuoi qualcuno che realizzi per te una grafica corretta e che venga stampata bene? Allora contattaci senza problemi, siamo a tua disposizione.
foto di copertina di James Lee